Città lineare lungo la strada Pistoiese

La città lineare come elemento di corrosione della Piana

Per oltre 30 anni si sono succeduti i vani tentativi di governare lo sviluppo urbanistico complessivo della Piana Firenze, Prato,-Pistoia, attraverso il Piano schema (1951), il Piano intercomunale, a cui si dette avvio nel 1961, e poi lo Schema direttore dell’area metropolitana, inutilmente approvato nel 1990.
Tali studi, a cui parteciparono insigni urbanisti come Detti e Astengo, affrontavano il problema di una crescita disordinata e cercavano senza successo di dettare norme che si imponessero sulle scelte urbanistiche dei tanti comuni della Piana.
Uno dei concetti ricorrenti, oltre al contenimento fisico delle espansioni urbane e alla preservazione delle aree agricole, era la necessità di limitare lo sviluppo lineare, in cui la residenza si espandeva lungo strade statali e provinciali, e di impedire, conseguentemente, la saldatura tra centri abitati diversi.
I motivi di tali principi sono chiari ancora oggi.
La città lineare, lasciando da parte le suggestioni utopiche, presenta un grave impoverimento della complessità di relazioni che invece caratterizza i centri urbani, un forte aggravio dei problemi infrastrutturali, un grande aumento dello sprawl, con aree agricole intercluse e di difficile utilizzazione.
Dagli anni ’90 in tutte le relazioni e i ponderosi studi dei piani regolatori di qualsiasi comune della Piana non manca mai l’affermazione della necessità di limitare lo sviluppo lungo le direttrici infrastrutturali e invece favorire la densificazione intorno ai nuclei originari, separati da aree di verde agricolo o fasce di rispetto di verde pubblico.
Tutto inutilmente.

città lineare lungo la strada pistoiese

Città lineare lungo la strada Pistoiese

L’espansione diluita lungo gli assi viari risulta inarrestabile.
Per chiarire tale fenomeno con un esempio, prenderò in esame il tratto di circa 4,5 km della strada pistoiese (statale 66), tra le località Indicatore e Poggio a Caiano, caratterizzato storicamente dalla presenza di un nucleo abitato di antica origine, sorto intorno alla chiesa di Sant’Angelo a Lecore, e di vari nuclei sparsi di origine agricola.

Oggi percorrendo tale strada troviamo un’anonima “città lineare” fatta di un ininterrotto succedersi edifici di varia destinazione. L’identità dei luoghi è ormai compromessa. Il centro abitato di Sant’Angelo a Lecore ha ormai perso ogni centralità in una frammentazione anche amministrativa, visto che è incongruamente diviso tra il comune di Signa e quello di Campi Bisenzio. Le attività di commercio di vicinato sono disperse, così come i servizi pubblici. Tutto sembra episodico e casuale.

città lineare

La strada Pistoiese è caratterizzata dall’assenza di marciapiedi e da problemi di sicurezza che i limiti di velocità non risolvono. La scomparsa dell’antica toponomastica (le Mosche, il Ponte, le Marruche, il Tegolare, gli Olmetti, Pian del Casetto, il Maggino ecc.) chiarisce bene l’appiattimento di questa anonima città lineare. Non mancano un’area militare abbandonata, un impianto di trattamento degli inerti e due impianti a rischio d’incidente rilevante, ben inseriti in tale concatenazione “urbana”,

strada Pistoiese

Era possibile un’alternativa?

Ma tale situazione non è solo il risultato di quanto successo nel XX secolo, ma è al contrario anche un fenomeno recente, anzi contemporaneo. Lungo gli oltre 4 chilometri si è costruito e si continua a realizzare i più disparati interventi edilizi, quasi tutti sul fronte strada, a bassa densità e ad alto disordine. Tutto questo soprattutto dal lato del comune di Campi Bisenzio la cui pianificazione urbanistica si è caratterizzata negli scorsi decenni per un certo grado di spregiudicatezza.

impianto a rischio d'incidente rilevante lungo la città lineare

Si poteva fare diversamente?
Si poteva pianificare, per tempo, solo una densificazione intorno al nucleo storico di Sant’Angelo a Lecore?
Il risultato sarebbe stata una frazione di alcune migliaia di abitanti con una struttura compatta e con la possibilità di programmare le necessarie infrastrutture comprese quelle civiche, scolastiche e viarie.
Le interferenze con la strada statale ci sarebbero state ma limitatamente all’attraversamento del centro abitato (con semafori e marciapiedi continui) e si sarebbe potuto meglio distinguere il traffico di attraversamento tra centri vicini e quello di quartiere.
Un anziano avrebbe potuto recarsi a piedi in farmacia, dal dottore o in chiesa. Un alunno avrebbe avuto la scuola primaria vicino casa e si sarebbe manifestata con chiarezza la necessità di una scuola media: oggi gli studenti fanno in macchina 8-9 chilometri per raggiungerla.

Infine, lasciando da parte le considerazioni paesaggistiche, ormai confinate tra le frivolezze, si sarebbe contenuto il consumo di suolo, programmando interventi a media densità.

Altri articoli sulla storia del territorio di Campi Bisenzio:

  • Campo dei dirigibili a Campi Bisenzio. leggi
  • L’indicatore di Capalle. leggi
  • Ponte a San Donnino. leggi

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