L’estetica della caramella

La vicenda del nuovo stadio della Fiorentina sembra una telenovela che ha già avuto tante puntate e tante altre ne vedrà.
Un aspetto mi sembra però particolarmente oscuro: perché la società rifiuta categoricamente l’ipotesi di rimodernare lo stadio comunale.
Commisso dovrebbe chiarire se si tratta della ferrea volontà di avere uno stadio di proprietà oppure di motivazioni tecniche.

Nel primo caso non sembra impossibile, vista la premura della politica locale verso la squadra, arrivare mediante un bando pubblico a una concessione molto lunga (di fatto a cederne la proprietà).
Nel secondo caso ristrutturarlo sembra difficile ma non impossibile, nonostante il vincolo e l’attuale degrado.
Sembra possibile rialzare il campo di gioco (abbassato negli anni ’90) per migliorare la visibilità, consolidare le strutture, rimodernare gli spazi interni, razionalizzare e coprire tutti o quasi i posti a sedere, dare a Commisso la possibilità di fare tutti i negozi e negozietti di cui ha bisogno, all’interno e all’esterno dello stadio visto che 15 mila metri quadri non bastano.
Se questo, alla luce delle verifiche fatte dai professionisti incaricati, non fosse vero bisogna pretendere da Commisso, o meglio dai suoi consiglieri, che spieghino bene e dettagliatamente per quali motivi tecnici il Franchi non può essere ristrutturato. Basta accuse gratuite a chi difende il Franchi e al soprintendente che fa solo il suo lavoro; basta lamenti generici: si dica cosa mancherebbe allo stadio ristrutturato, in modo che le istituzioni possano fare proprie valutazioni rispetto alle criticità e alla possibilità di superarle.

Non vorrei invece che il problema sia piuttosto estetico (da non sottovalutare per chi vive di marketing) e consista nell’impossibilità di stravolgere l’immagine urbana dello stadio, avvolgendolo in uno di quegli involucri luccicosi, tipo carta stagnola, che tanto si usano ora.
Questo per ottenere un’immagine “iconica” come direbbe qualche architetto sempre di moda, aderente a quella “estetica della caramella” che invade gli stadi contemporanei e non solo gli stadi.

Se è per questo, si tranquillizzi Commisso: nonostante la colpevole incuria in cui è stato lasciato dalla società e dal Comune, il Franchi ha ancora tanta iconicità da aver superato il duro trattamento di Italia ’90 e, se affidato a bravi progettisti e non a multinazionali oppure a reduci della “Firenze da bere”, potrà superare anche la prossima ristrutturazione, mantenendo un’aura insieme di storia e di modernità a cui gli stadi caramella non possono aspirare.

foto Giorgio Mattioli from Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

error

Enjoy this blog? Please spread the word :)