L’ultima volta

Ascoltando il comizio con cui Eugenio Giani a Prato ha chiuso la campagna elettorale per queste elezioni regionali, mi sono convinto che questa è l’ultima volta in cui il PD, erede di una lunga serie di formazioni politiche di sinistra, vincerà in Toscana.

Giani a Prato

Il candidato, che sembra anziano senza esserlo, nel suo lungo e noioso discorso ha fatto continuamente riferimento a una tradizione ideale, a una continuità ininterrotta di amministrazione che fa di questa regione la “Toscana”.
Giani ha dunque evocato la “toscanità”, un vago sentimento identitario che unisce storia, glorie culturali e amministrazione PD in un’unica visione localista degna di un leghista. A un certo punto mi è sembrato che confondesse in un’unica entità Rinascimento e Resistenza come rappresentazione della storia di una Toscana ideale, che oggi si incarna nel PD.

Ad ascoltarlo, a parte il ceto politico della città (quasi) al completo, c’erano diverse centinaia di persone, tutte rigorosamente in età da pensione, che ben si adattavano all’oratore, senza peraltro lasciarsi trascinare all’entusiasmo dal suo eloquio assai monotono, salvo per alcuni accenni ai barbari ai confini da ricacciare.

Dunque: un arroccamento dietro alle glorie del passato; un elettorato “piuttosto anziano”; un candidato niente affatto sbagliato, ma anzi pienamente rappresentativo di una forza politica ormai senza una propria identità; un atteggiamento evidentemente conservatore; un’atmosfera da fortino assediato che la Toscana non può permettersi ancora a lungo.
Tutti elementi che mi fanno pensare che questa è l’ultima volta che il PD, raschiando il barile, vince in Toscana.

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