Un grande spettacolo

Per lo spettatore disinteressato le elezioni regionali di settembre promettono molto bene, nonostante il PD abbia, senza spiegarlo, ormai rinunciato all’anticipo di divertimento delle primarie che, se non altro, creavano interesse intorno alla politica.
Le tribolazioni nelle formazioni delle liste, la scelta dei candidati presidenti e le loro prime dichiarazioni costituiscono comunque una rappresentazione interessante, fatta di tanti motivi d’interesse.
Abbiamo un partito (quello di Renzi) che con una politica delle alleanze variabili cerca nelle Regionali un’occasione per sgomitare dentro il governo.
Possiamo divertirci a osservare il travaglio di due partiti, alleati a livello nazionale ma che, quasi ovunque, non riescono a farlo a livello regionale.

Ma anche Salvini, insidiato da Fratelli d’Italia e da Giorgetti, sarà da vedere.
Immancabili il fuoco amico (quà e là) e i candidati presidenti subito smentiti dai leader nazionali su scelte importanti per il territorio.

A ravvivare il tutto l’intervento delle Sardine che hanno iniziato una campagna elettorale senza dichiarare per quali candidati e fingendo invece di cercare chi le farà sognare.

Ma dove veramente gli spettatori della politica potranno divertirsi è la Toscana. Anche coloro che sono stati privati del diritto di voto (nel senso che non riescono a votare nessuno neppure turandosi il naso) si potranno comunque interessare alle vicende politiche.
Qui la fase della formazione delle liste dei vari partiti e in particolare del partito democratico è veramente degna di una serie televisiva.
Vediamo qualche scena della prima puntata (centrosinistra).

La prima cosa divertente è il PD regionale, un partito in cui ha ancora peso una corrente politica che è fuoriuscita dal partito stesso, fondandone uno proprio! Questo crea una serie di situazioni impensabili, con candidati renziani che affollano le liste PD e spesso fanno da capolista.
Poi abbiamo un’aggregazione (partito è troppo) del nulla% che ottiene candidati (nelle liste del PD) e un capolista a Prato, senza che se ne capisca pienamente il perché, manifestando comunque delusione.

Non mancano mancati candidati validissimi sul territorio, dotati di competenze e consenso, consigliati a desistere per motivi superiori.
Seguono poi assessori uscenti, non più candidati, che abbandonano immediatamente il partito.
Non mancano candidati di un partito che sono sponsorizzati da esponenti di altri partiti.
Veti insuperabili a candidature autorevoli ma indesiderate giungono da potenti parlamentari romani.
E lasciamo stare i cambi di casacca in preparazione delle candidature, le liste fantoccio, i candidati fantoccio, i consiglieri non più candidabili che si candidano su liste satelliti, le aggregazioni strumentali per superare la soglia: queste sono cose normali.

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