Inceneritore e partecipazione

C’è chi crede che la gestione del territorio e delle infrastrutture sia appannaggio di tecnici capaci di pianificare, assai espertamente, preferibilmente nel vuoto dell’indifferenza  generale.
C’è chi crede che le scelte che incidono sulla città e sul futuro siano esclusiva prerogativa dei rappresentanti politici.
C’è chi crede che le decisioni importanti si debbano prendere in relazione ai portatori di interessi economici rilevanti.
Infine c’è chi crede e chiede che la gestione dei beni comuni possa essere un processo realmente democratico, basato sulla comprensione e sul consenso di tutti coloro che sono coinvolti.
Ogni volta che vedo una simile manifestazione di vera cittadinanza, e questo in Toscana capita spesso, mi lascia sempre sorpreso, nonostante il mio abituale scetticismo. Mi viene subito da pensare a questa terra come una delle roccaforti di una vera democrazia, rappresentativa ma anche partecipata.
Poi vedo le norme che la Regione sforna sulla trasparenza e sulla partecipazione, fatte di molte parole troppo risonanti, e lo scetticismo ritorna.
A Prato l’amministrazione comunale ottempera a tali leggi regionali: per esempio per giungere al nuovo Piano Operativo ha svolto un imponente processo partecipativo con molti incontri organizzati, caratterizzati dallo stile vagamente imbonitorio e anche con “punti mobili” di ascolto, per evidenziare le questioni più “urgenti” delle diverse aree della città.

Partecipanti a un presidio contro l’inceneritore tra le case di Baciacavallo, Fontanelle e Paperino

Nella frazione di Baciacavallo-Fontanelle gli abitanti (come anche quelli della vicina Paperino) da quasi quarantanni subiscono e  lamentano la presenza di un inceneritore in incognito e di un depuratore. Su tali impianti,  come sarà facile ricordare, gravano da tempo dubbi sulla pericolosità e sulla trasparenza stessa delle informazioni.
Gli abitanti, in svariate occasioni, e anche in incontri con il Sindaco e la Giunta, hanno espresso, con chiarezza tutti i dubbi e le rivendicazioni, ogni volta come se fosse la prima e senza stancarsi, accompagnandole da ampia documentazione. E ogni volta i politici vecchi e nuovi sembrano ascoltare come se fosse la prima volta, come se i problemi dell’inceneritore fantasma non abbiano riempito la cronaca della città da decenni.
Così facendo i cittadini hanno manifestato un ammirevole spirito di democrazia e una sincera e fin’ora mal riposta fiducia nelle istituzioni e nella razionalità dell’azione amministrativa che non potrebbe mai consentire di prolungare la permanenza di un inceneritore su un lembo di territorio densamente abitato, per un periodo di tempo più lungo di quanto non sia già stato. Hanno fatto anche richieste chiare: coprire le vasche di depurazione, smantellare l’inceneritore e non realizzare né il nuovo inceneritore, né il digestore anaerobico.

L’Amministrazione Comunale negli ultimi anni si è spostata ondivaga tra varie soluzioni: digestore anaerobico al Calice, nuovo termovalorizzatore a Baciacavallo, digestore anaerobico a Baciacavallo al posto del termovalorizzatore, essiccatore e gassificatore, digestione anaerobica che possa trattare anche la frazione organica da raccolta differenziata.

Finalmente pochi mesi fa l’annuncio di nuovo progetto a Baciacavallo, annunciato prima alla stampa e poi in un’improvvisata assemblea, per un digestore solo per fanghi di depurazione da bruciare poi in un nuovo termovalorizzatore che sostituisca quello attuale. 
Per giungere a tale faticosa ma irragionevole soluzione l’amministrazione comunale ha avuto tantissimi interlocutori: Confindustria (socia del Comune in Gida), Publiacqua  (che è il gestore ufficiale del servizio di depurazione ovunque tranne a Prato), Alia (che voleva entrare nell’affare del digestore e forse dell’inceneritore), la commissione Via regionale (che ha avuto già modo di bocciare un precedente e improvvisato progetto), l’ATO Toscana Centro (che di fatto ha bloccato il progetto per un impianto aerobico nella campagna di Vaiano in attesa che Gida facesse quello anaerobico tra le case), la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite commesse al ciclo dei rifiuti,  la Regione (che sicuramente metterà l’impianto nel nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti) e chissà quanti altri.

Nessuno invece ha voluto sentire veramente i cittadini.
Questo è il vero veleno per la partecipazione democratica.

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